I globuli rossi sono delle cellule fondamentali per la vita nei vertebrati senza di essi non ci può essere vita perchè veicolano l'emoglobina la molecola che capta l'ossigeno dai polmoni e lo trasporta a tutte le cellule dell'organismo attraverso il circolo sanguigno. Senza ossigeno non ci può essere vita complessa e quindi la vita è legata strettamente a queste cellule del sangue. Ma come si formano e qual'è la loro struttura?

Tutto inizia a livello renale dove la carenza di ossigeno stimola un sensore che è in altri termini un recettore di membrana sensibile alla carenza di ossigeno: Il recettore ,in caso di ipossia lancia segnali alla cellula renale inducendola a secernere l'eritropoietina, un polipeptide che viene messo in circolo ,arriva al midollo osseo dove trova le cellule emopoietiche e in particolare gli eritroblasti immaturi che sono destinati a produrre i globuli rossi. Ciò induce l'eritroblasto a dividersi e a produrre in grandi quantità la molecola fondamentale del globulo rosso, l'emoglobina. L'eritroblasto ,dividendosi si trasforma progressivamente ,perde il nucleo e gli altri organelli tipici della cellula e produce sempre di più l'emoglobina diventando eritrocita maturo che passa in circolo. 'eritrocita maturo è una cellula che contiene al suo interno per il 70% solo emoglobina ,ha forma biconcava e ciò allo scopo di ampliare la sua superficie aumentando cosi di molto il suo contatto con l'ossigeno che ha cosi maggiori possibilità di legarsi all'emoglobina. Per assumere questa forma il globulo rosso possiede nella sua membrana altre proteine che si legano ai microfilamenti fissando l'emoglobina ad essi ;ci sono altre proteine di membrana che rendono flessibile la membrana in modo che possa deformarsi per passare nei capillari più piccoli e stretti. Tutto questo processo è una meraviglia di programmazione e di irriducibile complessità. Il globulo rosso è proprio programmato per fare l'unico compito che gli è affidato, trasportare l'ossigeno. La prossima volta descriveremo la molecola del trasporto dell'ossigeno: l'emoglobina.

In un articolo pubblicato su Pikaia si parla della situazione del confronto sul darwinismo.

Su qualcosa si può essere d'accordo e su qualcosa no.

Qui di seguito viene riportato per intero un articolo riportato su Pikaia il 19 marzo corso a firma diMichele Bellone, in esso prendendo spunto dall'intervista rilasciata al Darwin day di Terni si fanno alcune considerazioni sul confronto tra sostenitori del darwinismo e i suoi contestatori.
In esso si parla dell'evoluzione dell'antidarwinismo, ma su questo punto è bene precisare subito che anche il darwinismo è evoluto passando da quello originario alla Sintesi Moderna prima e poi alla Sintesi Estesa, una sintesi che con tutte le sue estensioni è cresciuta come un organismo che fagocita di tutto incorporandolo nel termine darwinismo, fino ad averlo fatto diventare una specie di disciplina zen dove la verità sull'evoluzione si indica con affermazioni che spesso parlano d'altro e non spiegano quello che vorrebbero spiegare. Si contesta all'antidarwinismo di prendersela con personaggi come Richard Dawkins ma non si fa autocritica sul come sia stato possibile che un simile personaggio sia diventato l'icona del darwinismo molto più di coloro che sostengono di essere il vero darwinismo scientifico e che nulla hanno fatto per evitare che le cose andassero in questo modo, basterebbe domandarsi perché Le Scienze riporta tra i Tweet segnalati quelli di Dawkins (cosa che fra l'altro fa anche lo statunitense National Center for Science Education – NCSE). Le cose stanno dunque così: il darwinismo a livello mondiale è quello rappresentato da Dawkins e non da Pikaia & Co. Ancor prima di contrastare i creazionisti i nostri darwinisti dovrebbero preoccuparsi di quale sia l'immagine comunemente diffusa del darwinismo perché è su questo terreno che hanno già perso.

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pensieroCome più volte ho detto nei miei scritti le cose più importanti nella vita delle cellule non sono soltanto la funzione specifica delle proteine ma il loro controllo ,cioè bisogna evitare che la funzione sia sregolata sia nel senso di eccesso che in senso di diminuzione ed esistono pertanto nelle cellule dei metazoi dei sistemi raffinati ed irriducibilmentecomplessi che regolano queste funzioni. Riguardo per esempio lamoltiplicazione cellulare esistono dei geni chiamati protooncogeni che inducono con vari meccanismi la cellula a duplicarsi. Uno di questi è per esempio un recettore di membrana che riconosce un fattore di crescita secreto in un determinato momento della vita

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Tutte le difficoltà affrontate nel paragrafo precedente, sono state incontrate per sintetizzare soltanto i "mattoni" - i monomeri, per dirla con il termine tecnico - delle macromolecole biologiche.

Passando poi alla seconda fase della "evoluzione chimica" quella in cui le "molecole prebiotiche" avrebbero reagito tra di loro per formare polisaccaridi, polipeptidi - e poi proteine - e polinucleotidi - e poi acidi nucleici -, che unendosi insieme avrebbero formato i primi organismi, le difficoltà salgono alle stelle. Qui il "caso" invocato dagli abiogenisti si rivela molto, molto intelligente.

Anche tralasciando il fatto che, negli anni 1980, le difficoltà esposte hanno portato i ricercatori più seri del settore a dubitare che possa mai essere esistito un "brodo prebiotico", come da questo "brodo prebiotico" siano potuti nascere per caso organismi viventi non è mai stato spiegato esaurientemente da nessuno.

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L’articolo originale pubblicato su Science è intitolato “Many Paths to the Origin of Life“, su Le Scienze è stato trattato in “Lo stato dell’arte delle teorie sull’origine della vita“, dove giustamente viene colta l’occasione per fare il punto della situazione sulle attuali conoscenze riguardo l’origine della vita. Nel titolo di Science viene subito dichiarato che esistono molti percorsi per spiegare l’origne della vita, si tratta di un’affermazione che non può che colpire chi si interessa dell’argomento, ma leggiamo direttamente le parole di Le Scienze:

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Charles Darwin, buonanima, avrebbe compiuto duecentocinque anni il 12 febbraio. Certo il fatto merita menzione, considerando l'enorme impatto delle sue teorie sul mondo scientifico, filosofico, letterario. Ovunque celebrato come pioniere del progresso, paladino della verità scientifica contro ogni dogmatismo, egli era al tempo stesso molto umano e certo avrebbe profondamente disapprovato la strumentalizzazione del suo pensiero poi operata dai suoi seguaci: giacché il darwinismo sociale e l'eugenetica furono derivazioni malate dell'evoluzionismo. Cosi, almeno, recita la vulgata internazionale del politicamente corretto.
Per capire meglio, consideriamo un brano tratto dall'opera darwiniana di più vasto respiro, l'Origine dell'uomo (1871). Al capitolo quinto si trova questa importante considerazione:
"Tra i selvaggi, i deboli nel corpo o nella mente vengono presto eliminati; così che, normalmente, chi sopravvive esibisce uno stato di salute vigoroso. Noi uomini civilizzati, invece, facciamo tutto ciò che è in nostro potere per controllare il processo di eliminazione: costruiamo ospizi per gli imbecilli, gli storpi, i malati; istituiamo leggi che proteggano i poveri; e i nostri medici investono tutta la loro abilità per cercare di salvare la vita di ciascuno fino all'ultimo momento.

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Gli evoluzionisti affermano che il prerequisito dell'evoluzione Darwiniana è semplicemente un sistema auto-replicante capace di variazioni ereditabili. Da esso l'evoluzione avrebbe prodotto tutte le forme viventi, dall'ameba alle balene, per mezzo di piccole variazioni casuali e della selezione naturale.

Per rendersi conto dell'assurdità intrinseca di tutto ciò, può essere utile ricorrere ad un'analogia basata sul gioco di carte chiamato "poker", che tutti conoscono. Possiamo pensare l'evoluzione Darwiniana come un particolare gioco di poker, stabilendo le seguenti correlazioni:

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Una trattazione chiara di quale sia lo stato attuale della teoria neo-darwiniana, delle sue problematiche e delle prospettive future.

Nella puntata di questa settimana si inizia facendo una digressione sul tema per parlaredell'intervista offerta dal dott.Bellone al Darwin Day di Terni ai microfoni dei ragazzi di Losai.eu.Michele Bellone pochi giorni prima aveva pubblicato un articolo intitolato "L'evoluzione dell'antidarwinismo", in cui il ricercatore sceglieva di non confutare le argomentazioni antidarwiniste, di non controargomentarle, di non parlarne proprio per concentrarsi sull'aspetto della comunicazione della scienza in riferimento all'antidarwinismo e agli antidarwinisti. Delineando tuttavia una figura mitologica di kriptocreazionista che popola i sospetti di Bellone e, probabilmente, anche i pensieri di altri neodarwinisti come la dott.ssa Mautino, ma di cui non esiste traccia, ma resta una leggenda, un Tarzan, un ippogrifo. Ovviamente ognuno è invitato a valutare se sia un qualcosa di reale, di presumibile,oppure di fantasioso come sostengo in tutta tranquillità. Articolo fra l'altro a cui il prof.M.Forastiere aveva dato una risposta sulle pagine di CS.
Va infatti detto che sebbene risulti chiaro che lo scopo dell'articolo di Bellone non fosse quello di affrontare uno per uno o i principali argomenti antidarwinisti per confutarli non cambia il fatto che in quell'articolo viene dichiarato che le argomentazioni antidarwiniste(fra cui si fa riferimento esplicito a CS, cosa ribadita anche nell'intervista) sarebbero non scientifiche ed errate, una sorta di "trucco" per insinuare il creazionismo. Pennetta precisa come questa operazione sia a suo giudizio scorretta se non vengono spiegate le premesse (non viene minimamente argomentato né ci sono rimandi per vedere dove ciò venga fatto perché le argomentazioni antidarwiniste di Cs e non sarebbero errate).

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L'epatocita è la cellula fondamentale di quell'organo fondamentale per la vita che è il fegato. Si può paragonare ad un sofisticato laboratorio chimico oppure anche ad una fabbrica di prodotti chimici che vengono importati ,trasformati ed elaborati e poi dismessi modificati per servire alle varie esigenze dell'organismo. L'unità funzionale del fegato è il lobulo che è una struttura a forma poligonale in cui sono presenti cordoni di epatociti disposti in modo ordinato in modo che il polo basale della cellula poggia verso il circolo sanguigno portale proveniente dall'intestino e il polo apicale poggia su un canalicolo biliare ,il trasportatore della bile.

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La pubblicazione di un romanzo col quale nasce il primo caso di fiction sul tema della teoria neodarwinista e le sue applicazioni tecnologiche.Un modo nuovo per veicolare efficacemente tematiche altrimenti riservate ad un ambito ristretto.

 "Ciò di cui non si può teorizzare, si deve narrare", scriveva Umberto Eco sul risvolto di copertina del Nome della rosa, una frase che mi è venuta in mente quando ho finito di leggere il manoscritto di "Sapiens – troppo comodo morire". La lettura è infatti avvenuta prima della pubblicazione, dopo che l'autore (che preferisce rimanere anonimo) me l'aveva consegnato personalmente un po' di giorni prima. Il lavoro era ancora in preparazione quando ne avevamo parlato seduti al tavolino di un bar, appena riparati da un ombrellone sotto il sole estivo di Roma, l'idea di un romanzo costruito intorno alla teoria dell'evoluzione mi aveva colto impreparato e non riuscivo proprio ad immaginare come si sarebbe potuta costruire una storia del genere.

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L'olfatto è l'organo per cui noi percepiamo gli odori, sembra semplice la percezione degli odori ma se si scava a fondo nell'esaminare i meccanismi biochimici deputati alla percezione si vede subito la sua complessità irriducibile. L'organo dell'olfatto è situato nel pavimento superiore della cavità nasale ed è composto da 10 milioni di cellule olfattive che sono cellule nervose modificate di tipo bipolare. Il polo rivolto verso la cavità nasale è rivestito da una miriade di estroflessioni chiamate microvilli ,nella loro superficie esistono delle microcavità rivestite da proteine di membrana, molto diverse le une dalle altre perchè sono i recettori delle svariate sostanze odorose che arrivano a loro contatto  sciolte nel muco prodotto da speciali cellule ghiandolari che sono presenti accanto alle cellule bipolari. Si calcola che il 4% dei geni presenti nel DNA umano codificano per i vari recettori dell'olfatto.

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